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EDMUND KEAN – Genio e sregolatezza

Di Raymund FritzSimmons
Con Giuseppe Pambieri e con Juliane Reiss
Regia di Giancarlo Zanetti
Messo in scena per la prima volta nel1989 con l’interpretazione di Ben Kingsley, racconta la travolgente vita di Edmund Kean. Nello spettacolo Kean è concepito come un mostro, un uomo sfrenatamente ambizioso, perennemente alla ricerca di una fama immediata, un uomo convinto in modo paranoico che tutti cospirino contro di lui, un megalomane che non permette a nessuno di splendergli accanto, un uomo sinistro, un vulcano di rancore accumulato, un temporale di veleno, un torrente di bile: un uomo con una spinta incontenibile all’autodistruzione che già a trent’anni si è completamente consumato. Sì, Kean è un mostro, abbrutito dall’alcool e sifilitico. Ma Kean è il primo grande attore romantico e l’insuperabile interprete di Shakespeare.
Tutto lo spettacolo oscilla tra il suo carattere e quello dei personaggi che interpreta sulla scena, temprati dalle esperienze della sua vita. Le sue ambizioni riecheggiano nel Riccardo III. La sua misantropia sempre più profonda evoca Coriolano e Timone. Quando la sua mente è sconvolta si trasforma in Re Lear. L’addio di Otello (“Addio per sempre, pace dell’anima mia, addio felicità del cuore!”) è visto come la chiave per comprendere la sua vera personalità. Per Kean non c’è tranquillità né appagamento. Nell’addio mette a nudo la sua anima tormentata.
Fra tutte le paranoie, le megalomanie, le fanfaronate, le sbornie, le storie con le prostitute, è comunque una grande voce che chiede implorante pietà e comprensione.