Skip to main content

LE NOZZE

da Anton Chechov
Spettacolo messo in scena dagli allievi del laboratorio teatrale della Corte de’ Miracoli di Maglie
Regia di MATTEO TARASCO
Lo spettacolo “Le Nozze” è il culmine di un percorso didattico-formativo che ha avuto luogo in Maglie. Dallo scorso ottobre ad oggi, in diversi workshop, sono stati analizzati i principali testi del grande drammaturgo dell’ottocento russo Anton Pavlovic Cechov – da Il Gabbiano a Zio Vanja, da Tre sorelle al Giardino dei Ciliegi – per poi giungere alla costruzione di una nuova drammaturgia, che è un ibrido tra l’atto unico Le Nozze, capolavoro del teatro comico dell’epoca, e i brani più significativi dei testi maggiori. Lo spettacolo, a cui il pubblico assisterà seduto al tavolo insieme agli attori, sarà uno scoppiettante vaudeville, con musica dal vivo, canti e balli, una vera e propria festa di nozze dove ciascun spettatore è ospite d’onore.

PAPA GALEAZZO Vita, morte e miracoli

Di Giovanni Delle Donne
Con Massimo Giordano
Regia di MATTEO TARASCO
La storia dell’arciprete di Lucugnano, Domenico Galeazzo, vissuto nel Cinquecento, è storia folkloristica, a metà tra realtà e leggenda. E lo stesso personaggio di Papa Galeazzo vive in quel territorio di mezzo tra fantasia, sogno, mistificazione e vita vissuta; in quel territorio dove la maschera si confonde con il volto, dove la tradizione orale incontra la Storia.
Il ritratto di Papa Galeazzo restituitoci dai “Culacchi” – gli aneddoti ad esso riferiti – è materia di grande interesse per il teatro, che è appunto un mezzo di comunicazione a metà tra realtà e leggenda, proprio come il protagonista di questa storia, che è memoria viva di un territorio e della sua tradizione.
Ma non c’è la rappresentazione scenica del personaggio, in quanto Papa Galeazzo è – e deve rimanere – icona della tradizione umoristica salentina: ha il volto che ciascuno di noi gli vuole conferire, non può essere “imprigionato” nel volto di un singolo attore che lo rappresenta sul palcoscenico, perché, altrimenti, migrerebbe dal territorio della fantasia e perderebbe la sua valenza di figura popolare.
E pertanto lo spettacolo è un racconto delle gesta di Papa Galeazzo, un racconto affettivo, offertoci da un umile sacrestano che ha vissuto da vicino questo mito, ma che ne conosce anche limiti e difetti. Costui diviene così, per una sera, come Omero, il cantore delle mitiche gesta di un eroe atipico, burlone e irriverente, quel Papa Galeazzo da Lucugnano che è immortale, come le maschere della commedia dell’arte, e che è certamente un antenato della moderna commedia all’italiana.

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE


Di William Shakespeare
con Angela De Gaetano, Chiara De Pascalis, Enrico Di Giambattista, Nikola Krneta, Milivoje Lakic, Ana Mulanovic, Luca Partore, Andrea Simonetti, Fabio Tinella
Regia di Tonio De Nitto
Questo “Sogno” è come un grande cartoon, dove gesti meccanici e burattineschi si ripetono di continuo lasciando che gli attori li facciano credere ogni volta unici.
Nel delicato intreccio, sei personaggi rincorrono l’amore, lo confondono e giocano sotto un influsso magico. Ma che cos’è l’amore se non un incantesimo capriccioso?
E poi ci sono strane apparizioni, creature indefinibili, siparietti musicali ed improbabili attori alle prese con un’altra tragicomica commedia.
Tutto questo è un sogno.
Ce ne è abbastanza per far emergere tutta l’ambiguità del testo shakespeariano: l’amore sì, quello giovane e spassionato, ma anche gli scherzi del destino e le allusioni ad una dimensione di violenza e prevaricazione nascosta dietro il rapporto amoroso.
La lingua shakespeariana è attraversata dalle molte lingue che compongono lo spettacolo che, senza mai far perdere il filo, giocano a restituire i differenti piani dell’azione: la spigolosità del serbo-croato per le schermaglie di Oberon e Titania, l’improbabile inglese usato ogni tanto come lingua comune e inflazionata, il continuo gioco di cambi e scambi degli amanti che sotto influsso magico perdono e scambiano anche la propria connotazione linguistica, la musica stessa e le canzoni si sostituiscono in più di una scena all’originale drammaturgia di Shakespeare.
Questo allestimento con nove interpreti provenienti da diversi paesi, nato all’interno di un progetto speciale di cooperazione delle Regioni Puglia e Abruzzo con i paesi dei Balcani, è riallestito grazie al sostegno del progetto Teatri Abitati e di Terrammare Teatro.

CASSANDRA

da Seneca, Eschilo, Euripide, Baudrillard
conElisabetta Pozzi
Hal Yamanouchi, Paola Bellisari, Carlotta Bruni, Rosa Merlino
Regia di ELISABETTA POZZI E AURELIO GATTI
Un lavoro dedicato ad una figura tra le più fragili tra le eroine classiche. Attraverso il mito di Cassandra si giunge all’idea di una consapevolezza “solitaria” del percepire l’imminente, quasi a suggerire l’esistenza di una empatia universale, in cui la tragedia non è quanto avviene, ma “l’impotenza” nel comunicarlo.
Una messa in scena che restituisce una lirica del tragico, scarna ed essenziale, in cui la contemporaneità “passa” attraverso l’interprete diventando significato del presente.
La figura di Cassandra ha sempre affascinato e nello stesso tempo turbato. Profetessa non creduta, suggerisce la visione di un personaggio estremamente vivo che può arrivare ai giorni nostri per raccontarci qualcosa che ci riguarda molto da vicino.
La consapevolezza (ora come allora) degli errori commessi nel passato dai padri , la porta ad essere talmente cosciente e lucida sul futuro che avverte l’inadeguatezza del linguaggio per dire del vivere nel presente all’ombra della distruzione.
Questa nuova Cassandra è una donna contemporanea che attraverso un viatico “straordinario” ripercorre la veggenza inevitabile della conoscenza attraverso il mito e attraverso il racconto di questi si fa ella stessa Cassandra, ritrova le sue parole che pian piano diventano parole di oggi, il racconto di un mondo in cui la proliferazione di una tecnologia spesso distruttiva annulla il futuro, elimina ogni visione e prospettiva.

PENE D’AMOR PERDUTE

di William Shakespeare
Regia di Matteo Tarasco
“Pene d’amor perdute” è una delle prime commedie che Shakespeare scrisse appena arrivato a Londra, alla fine del Cinquecento, una commedia romantica, una commedia di sentimenti e di passioni. Ma è anche una sorta di rituale di iniziazione verso l’età adulta, un romanzo di formazione che coinvolge giovani ed adulti, un rituale, dove il più potente degli dei – Eros – governa le menti e i corpi di tutti i personaggi, fiaccando la volontà e l’intelletto.
Questa messa in scena concentra l’attenzione sull’idea di contemporaneità: ovvero, così come Shakespeare scelse di raccontare una storia a sé contemporanea, con riferimenti ad eventi storici e sociali di pochi anni antecedenti, così si è scelto di ambientare la storia nella nostra contemporaneità, riferendoci ad eventi di qualche anno fa. Ed è così che la Navarra – in cui Shakespeare ambienta la commedia – diviene il Salento; il Re Ferdinando è un boss della Sacra Corona Unita, che contrae un patto di sangue con i suoi uomini più fidati, decidendo di dedicarsi per tre anni ad una condizione ascetica e rigorosa. Tale patto di sangue implica l’astensione dalla frequentazione delle donne. Ma l’arrivo della bella Principessa di Francia, la figlia di un boss rivale – che comanda una masnada di fanciulle malavitose, armate e aggressive – rovinerà i piani del Navarra.
Lo spettacolo è ambientato negli anni Ottanta, quando la musica pop furoreggiava, e l’edonismo imponeva mode e modi grotteschi; canzoni famose rielaborate e suonate dal vivo, trasformeranno la commedia in una opera pop, a metà tra il “gangster movie” e la “love story”.

SPIRITO ALLEGRO

di Noel Coward
con Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio
Regia Patrik Rossi Gastaldi
La commedia, messa in scena per la prima volta nel 1941 in piena Seconda Guerra Mondiale, fu duramente criticata per come rappresentava con poco rispetto un argomento serio come la morte.
Il pubblico si curò poco di queste critiche e ne decretò il successo. La commedia rimase in scena per ben 1.997 repliche.
Il soggetto è stato adattato con grande abilità, ambientando il testo nell’Italia d’oggi. Il linguaggio è chiaramente diverso: la provenienza dei personaggi, spesso regionali, conferisce un colore mediterraneo all’azione, con una comicità a noi vicina. Ma la scansione delle battute, delle pause, dei ritmi, non può non ricordarci l’origine british del testo.

NIENTE DA DICHIARARE?

di C.M. Hennequin e P. Veber
Regia di Antonio De Carlo
Scritto in piena Belle Epoque, Vous n’avez rien à declarer? è uno dei vaudeville più fortunati di Charles – Maurice Hennequin e Pierre Veber. Rappresentato al Théâtre des Nouveautés a Parigi, il 6 ottobre 1906, ottenne un successo memorabile. I signori Dupont attendono trepidanti il ritorno dal viaggio di nozze della figlia Paulette e del genero, Roberto de Trivelin. Speranzosi di ricevere al più presto la notizia dell’arrivo di un nipotino, scoprono invece che a causa di un “imprevisto”, l’atteso erede difficilmente potrà arrivare; traumatizzato durante il viaggio di nozze, infatti, lo sposino non riesce a far conoscere le gioie dell’amore alla propria mogliettina. Inizia così la corsa contro il tempo alla ricerca di un rimedio che ridia la virilità e l’onore al protagonista. Oltre alle naturali difficoltà, per giunta, si inserisce La Baule, vecchio fidanzato di Paulette, che farà di tutto per impedire al giovane Trivelin che ciò avvenga.Il povero marito si troverà così in grossi guai…

VOLO 747

di Giuseppe Sorgi
Regia di Giuseppe Sorgi
In una società piena di contraddizioni al punto da risultare parodia insuperabile di se stessa, in una svendita generale dove mai e poi mai ci si può lasciar sfuggire l’ultima offerta, in una crisi trasversale, non c’è da stupirsi se una compagnia teatrale si trasforma in una compagnia low-cost. Se il teatro può fotografare la realtà e aiutarla con una paio d’ali, con un volo immaginifico, ecco che il capocomico si fa comandante di un volo last-minute, in super offerta, e gli attori i componenti di un equipaggio comico, tragico e colorato al tempo stesso. Cosa si aspettano i passeggeri da un volo simile? Quanto davvero vogliono vedere le cose dall’alto? Quale rotta seguire? E quali compagni di viaggio desiderano avere?

QUARTETTO EUPHORIA

Con il Quartetto Euphoria!
Regia di Banda OSIRIS
Cosa ci si può aspettare da un quartetto d’archi? L’esecuzione appassionata di un programma classico? O magari il confronto con il grande repertorio, tra evoluzioni narrative e virtuosismi? Di solito è questo ciò che accade. Di solito. Qui è la fantasia a regnare sovrana e in libertà, grande e inaspettata, va a braccetto con il rigore. Il Quartetto Euphoria si esibisce in una cornice che solo inizialmente è quella seriosa dei concerti classici. Nulla, degli inizi misurati, lascia presagire il caos sonoro che scuoterà musiciste e partiture. Bastano pochi minuti e la confusione si sostituisce alla logica.

ITALIANI CÌNCALI!


Con Mario Perrotta
Maximilian Nisi, Maria Letizia Gorga e Tiziana Bagatella
Regia di Mario PERROTTA
Una valigia di cartone con dentro pochi indumenti e tante speranze, un biglietto del treno diretto in Belgio che forse costa un po’ troppo, ma tanto è per un futuro migliore e si fa. Una donna, dietro le tende gonfiate dal vento del Sud, piange la partenza del proprio uomo che è andato a prestare le sue braccia per quel lavoro in miniera. L’attore compie un viaggio tra le rovine dei sentimenti di chi è rimasto o ha fatto in tempo a tornare, prima che lo scoppio lo portasse via. Siamo a Marcinelle.